martedì 22 maggio 2018

CALCIATORE SALVO GRAZIE AL GESTORE DEL CIRCOLO

Calciatore colpito da infarto durante una partita: il gestore del circolo lo rianima e gli salva la vita


l soccorritore aveva seguito un corso per imparare a usare il defibrillatore, tramite la Misericordia di Tortona, e, proprio di recente, ha anche frequentato l’aggiornamento

Giuseppe, di 43 anni, gli ha salvato la vita. Giuseppe, di 40 anni, gli deve la vita. E la vita ha davvero fatto acrobatiche piroette per incrociare i destini di due uomini che, fino a qualche sera fa, si conoscevano giusto per nome e per un ciao. Vite simili: Giuseppe 43 è padre di tre figli, Giuseppe 40 ha due bambini piccoli. E la passione del calcio: Giuseppe 43, da ragazzo, ha militato anche a buoni livelli, poi ha appeso le scarpe al chiodo e, adesso, con i famigliari, gestisce il centro sportivo «Al Ponte», sulla statale 10, a Pontecurone. Oltre a bar e ristorazione, ci sono campi per diverse discipline sportive: «Faccio giocare gli altri» dice sorridendo il gestore. Di cognome fa Porrati. Giuseppe 40, di Voghera, invece, non rinuncia alla partitella a calcetto con gli amici. Ed è su quel campo che la realtà diventa, inaspettatamente, geniale regista di una storia così bella da sembrare finzione.  

Partitella del mercoledì  
La sera di mercoledì 16 maggio un gruppo di amici si dà appuntamento a Pontecurone. Si dividono in due squadre e animano il campo di calcetto. D’improvviso, Giuseppe 40 si accascia, come un sacco, esanime. «Ero nel bar, sono venuti a chiamarmi» ricorda Giuseppe Porrati. Si è diretto verso il prato, immaginando la solita distorsione, il telefono in tasca, pronto a chiamare il 118. Ma Giuseppe 40 era immobile, spento, con tanta gente intorno che cercava di improvvisare un salvataggio senza sapere da che parte cominciare. Nessun segno vitale. «Quando l’ho visto, lì a terra, non l’ho riconosciuto, era come sfigurato. Per me, quel ragazzo era morto».  

Prima dell’obbligo  
Ma al centro sportivo Al Ponte c’è un defibrillatore da più di un paio d’anni, «ce n’eravamo dotati prima che diventasse obbligatorio, perché ritenevamo fosse indispensabile». come indispensabile è la formazione per saperlo usare correttamente. Giuseppe Porrati ha seguito il corso, tramite la Misericordia di Tortona, e, proprio di recente, ha anche frequentato l’aggiornamento . Ma un conto è la teoria e la simulazione, altra cosa è inginocchiarsi accanto a un uomo che ha suppergiù la tua età, è un papà come te ed è in arresto cardiaco. «Io pensavo ai suoi due bambini e mi dicevo “Devo salvarlo”». 

Il massaggio e la scarica  
Porrati ha cominciato a eseguire le pratiche di massaggio cardiaco come ha imparato al corso e, nel frattempo, «mi sono fatto portare il defibrillatore». Bisogna essere concentrati e lucidi, ma, quando hai tra le mani un uomo che sta morendo, anzi, lo vedi proprio già morto, non è facile.  

I minuti passavano. Quanti? Infiniti e lenti. Intanto, era partito l'allarme al 118. Porrati ha azionato il defibrillatore automatico e ha atteso l’intervallo necessario. Il cuore, che si era fermato, ha ripreso a battere. L’equipe del 118 è arrivata pochi minuti dopo, ha intubato il paziente che era ancora in stato di incoscienza e l’ha portato a sirene spiegate all’ospedale di Alessandria, dove è stato sottoposto a intervento cardiochirurgico. «Ho passato una notte insonne - confida Giuseppe Porrati -. In coscienza mi ripetevo che avevo fatto tutto il possibile, ma lui ce l’avrebbe fatta?». E un pensiero: «Lì avevamo il defibrillatore, ma, se il malore fosse avvenuto altrove, magari a casa sua, si sarebbe arrivati in tempo?». Non solo: «Bisogna che più persone siano addestrate a usarlo» esorta il gestore del circolo.  
Il giorno dopo la telefonata più bella: «È salvo, è vivo». 


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